Joan Crawford

Biografia

Joan Crawford, secondo le fonti più attendibili, nacque in una piccola cittadina del Texas, Sant’Antonio, il 23 marzo del 1904 (anche se era solita dichiarare come anno di nascita il 1908). La sua famiglia era di condizioni modeste e Lucille (il suo vero nome) dovette lavorare in una lavanderia per pagarsi gli studi. Poiché il padre naturale l’aveva abbandonata dopo la nascita, Lucille – detta Billie – crebbe convinta di essere la figlia di Henri Cassin, il secondo marito della madre, proprietario di un piccolo teatro in una cittadina dell’Oklahoma.

Per guadagnare qualcosa in più accettò di ballare negli “speak – easy”, i locali in cui, negli anni del proibizionismo, si servivano illegalmente bevande alcoliche. E fu proprio in uno di questi locali che fu notata da Harry Rapf, supervisore prima e successivamente produttore della Metro Goldwin Mayer (MGM). Pochi mesi più tardi, agli inizi del 1925, Billie partiva dalla città di Kansas City per Hollywood. Iniziò la sua carriera facendo la comparsa muta durante il giorno, mentre la notte si esibiva in gare di ballo con svariati partners. Divenne Joan Crawford un anno dopo, grazie ad uno di quei concorsi – Date un nome a una stella – lanciato da una rivista di cinema e promosso dalla MGM (anni più tardi l’attrice dirà che detestava quel nome perché le ricordava crawfish – gambero –).

Tra il 1925 e il 1928 la nuova stellina apparve in più di venti film. Ma fu il 1928 l’anno in cui conquistò finalmente la celebrità. Il pubblico la consacrò “Attrice – Joan Crawford” con il film “Le nostre sorelle di Danza” (Our Dancing Daughters), nel quale lei interpreta una delle tre protagoniste, Diana, una giovane che sogna solamente di ballare (diventa così il simbolo di fine anni 20, alla Clara Bow, per intenderci). Poiché il film piacque sia alla critica sia al pubblico, ebbe ben due seguiti: “Ragazze Americane” (Our Modern Maidens) e “Ragazze che sognano” (Our Blushing Brides).

Fu sul set del secondo film che la Crawford ebbe l’opportunità di lavorare con Douglas Fairbanks Jr, che di Joan era il fidanzato non soltanto sullo schermo, ma in segreto, anche nella vita reale. Questi era il figlio dell’allora marito di Mary Pickford (la fidanzatina d’America), Douglas Fairbanks Senior. Quando la storia fu di dominio pubblico, tutta l’America seguì il romanzo d’amore tra la regina dei ruggenti anni 20 e il principino di Hollywood. Purtroppo anche le belle storie d’amore finiscono e la coppia divorziò qualche anno più tardi (agli inizi del 1933).

Con il passaggio dal muto al sonoro, Joan si trovò magnificamente ed ebbe l’occasione di lavorare in uno dei migliori film degli anni 30, “Grand Hotel” con un cast “full of Stars” (John Barrymore, Lionel Barrymore, e prima tra tutti, la Divina Greta Garbo). Dopo l’insuccesso del film seguente “Pioggia”, tentò di riprendersi con ruoli di donna possessiva e misteriosa accanto al Re di Hollywood, Clark Gable e a Spenser Tracy, “La donna che voglio” con il quale era solita litigare fuori e dentro il set. Dopo il flop, “Le follie sul ghiaccio del 1939”, Joan divorziò dal suo secondo marito (Franchot Tone) e interpretò il film “Donne”, che all’epoca fu secondo solo a “Via col Vento” e diede la possibilità all’attrice di misurarsi con i suoi primi ruoli drammatici.

Agli inizi del 1941, decise di adottare una bambina, Christina la quale dopo la sua morte scriverà un libro sulla madre “Mammina Cara” (Mommie Dearest) mettendo a nudo il vero volto della diva, che sarà “mostruoso e frustrante”.

Secondo alcune fonti l’attrice, dopo aver collezionato una serie di insuccessi fu chiamata dal capo della MGM, Luis B. Mayer, il quale con rammarico la congedò dopo quasi diciotto anni di duro lavoro. Senza un contratto, senza una “Major” a proteggerla, la Crawford non si perse d’animo e iniziò da sola la sua battaglia pur di lavorare. Riuscì ad ottenere un contratto con la Warner Brothers e ottenne, finalmente, il meritato premio Oscar come migliore attrice, grazie al film di Michael Curtiz – “Il Romanzo di Mildred” (Mildred Pierce) nel 1946. Dopo questo successo, per la Crawford si aprì un momento d’oro che sfruttò appieno, facendo film quali: "Perdutamente" (Humoresque, per la regia di Jean Negulesco, 1946), "Anime in Delirio" (Possessed, regia di Curtis Bernhardt, 1947 con Van Heflin ) e "Viale Flamingo" (Flamingo Road, regia di Michael Curtiz, 1949).

Gli anni 50 segnano per la Crawford un punto di arresto poiché ancorata al ruolo di donna fatale priva di sentimenti, dalla battuta glaciale e dallo sguardo penetrante. Dopo aver deciso con riluttanza di prendere parte al film thriller, “So che mi ucciderai” (Sudden Fear) nel 1952, prese parte al film, “La Maschera e il Cuore” (The Torch Song) in “TECHNICOLOR” (dove sembra ricalcare gli inizi, esibendosi in virtuosismi di danza e canto). A seguire, il Western, “Johnny Guitar” con la rivale Mercedes McCambridge ( che anni più tardi doppierà la voce del Demone “Pazuzu” ne L’Esorcista di William Friedkin). Dopo aver girato “Ape Regina” (Queen Bee) nel 1955 con Betsy Palmer, Lucy Marlow e John Ireland, accettò di interpretare una dattilografa matura nel film, “Foglie di Autunno” (Autumn Leaves) diretto da Robert Aldrich.

Il 14 gennaio del 1956, Joan sorprese tutti (persino i figli adottivi) sposando il “Re degli analcolici” Alfred Steele. Purtroppo pochi anni più tardi, il 6 aprile del 1959, quest’ultimo morirà d’infarto lasciando la moglie come funzionario della “Pepsi Cola”, ditta per la quale la Crawford aveva prestato il volto per aumentare le vendite del prodotto. Alla scomparsa del marito, l’attrice decise di andare avanti e lottò con tutte le sue forze per riprendersi dal duro colpo. Accettò di partecipare a film per la televisione “The Foxes”, “Strange Witness”, “Rebel Ranger” e al pasticcio, “Donne in cerca d’amore” (The Best of Everything) pur di non mollare.

Il ritorno in grande stile per una Diva – NON – sul viale del tramonto fu il film grottesco, geniale e allo stesso tempo rischioso, “Che fine ha fatto Baby Jane?” (What ever happened to Baby Jane?) per la regia di Aldrich. Nel ruolo per il quale viene ancora oggi ricordata, di Blanche Hudson, Star di Hollywood, paralitica e con sorella ex attrice bambina impazzita a carico, la Crawford si avvalse della spalla di un’altra prima Stella, Bette Davis. Poiché le due attrici erano rivali ormai da molti anni, il regista sfruttò questo loro dissidio per attirare l’attenzione dei media su queste due attrici e su un film che avrebbe aperto loro un nuovo filone: l’horror. Poche attrici avrebbero accettato di fare un film del genere. Durante la prima metà del 1961, Joan fu avvicinata dall'allora giovane regista Robert Aldrich, per interpretare assieme alla sua rivale di sempre, Bette Davis, un film che divenne da subito un cult: “Che fine ha fatto Baby Jane?”. Lo straordinario successo di questo film permise ad entrambe le attrici (ormai sul “Viale del Tramonto”) di avere nuove opportunità lavorative e soprattutto la possibilità di tornare sulla piazza.

La fine degli anni 60 segna in Joan, cui offrono piccole parti di genere horror di tanto in tanto (“Cinque corpi senza testa”, “Gli occhi degli altri”, “Gli assassini del karate”, “Il cerchio di sangue”) un'altra crisi, questa volta mistica, abbandona, infatti, la bottiglia e si dedica attivamente ad una setta religiosa. Gli anni di diete, di tranquillanti e di continui litigi con i figli, non avevano fatto altro che indebolire ulteriormente il corpo gia stanco di Joan. A quasi 73 anni, muore il 10 maggio del 1977, per un infarto. Aveva un cancro allo stomaco.

Joan Crawford