Mommie Dearest vs My Mother's Keeper:
This'n That

aka “Questo non è quello, cara Hyman!!”

Nel 1977, poco dopo la morte della grande Joan Crawford, il mondo dei media venne a sapere che la Diva poco prima di morire, nell'ottobre del 1976 (sette mesi prima della scomparsa, avvenuta il 10 maggio) aveva modificato il suo testamento, escludendo totalmente i due figli maggiori adottivi, Christina e Christopher. Dopo che la ormai celebre frase "E' mia intenzione non lasciare nulla a mio figlio Christopher e a mia figlia Christina, per ragioni a essi ben note", fu pubblicata su tutti i giornali, creando così caos e confusione per l'eredità, la trentottenne Christina, stanca di dover leggere di essere stata diseredata perché ritenuta, figlia indegna, fece il suo annuncio ufficiale alla stampa: presto, tutto il Mondo, avrebbe saputo chi era veramente Joan Crawford, madre e attrice, fuori e dentro dal set, nella vita privata.

Così avvenne. Nell'ottobre del 1978, la casa editrice William Morrow and Company di New York (oggi comprata dalla HarperCollins) diede alla luce la pubblicazione del libro - scandalo, "Mommie Dearest" (Mammina Cara, Arnoldo Mondadori Editore, Italia, 1979.) scritto da una agguerrita Christina che mette a nudo se stessa, la sua vita, la sua adolescenza infelice, per rivelare come colei che da tutti era considerata una Star indiscussa dello schermo, fosse in realtà, nella vita privata, una donna terribilmente sola, dedita all'alcol, alle punizioni "corporali", alle incursioni notturne. Una donna, che per paura di invecchiare e di perdere terreno, sarebbe passata sul cadavere di chiunque pur di riuscire ad ottenere una parte cinematografica e a mantenere, così, il suo status di Diva.

All'interno, oltre ad un’accurata analisi fatta da una donna che guarda il mondo del cinema con distacco, da un altro punto di vista ma che per oltre trenta anni vi ha fatto parte indirettamente, oscurata da una madre troppo eccentrica e famosa, vi è un album fotografico, che fu dato a Christina, quando la nota casa di Brentwood (quartiere residenziale di Hollywood, in cui tutte le Stelle più celebri vivevano) fu venduta.

Christina ci racconta che da bambina, durante la notte, la madre, ubriaca, faceva irruzione nella stanza dei figli urlando come una furia e facendo a pezzi tutto quello che era presente nella camera: "...spalancai gli occhi...vidi la porta del ripostiglio spalancata, la luce accesa e svariati capi di vestiario che stavano volando in camera...mia madre infuriava, imprecava, borbottava...non osai muovermi per paura che sfogasse la sua ira direttamente su di me...la mamma emerse affannata e trionfante. Aveva una luce folle negli occhi...mi agguantò per i capelli...scrollandomi, gridò «Non voglio vedere attaccapanni di ferro!Non ne voglio vedere!» Quando ebbe finito di picchiarmi, mi buttò a terra..."; Le angherie, le cattiverie gratuite, le punizioni durarono molto a lungo e sempre un motivo diverso. Il fratellino Christopher, a detta di Christina, veniva legato al letto tramite "un congegno barbaro, che la mamma aveva chiamato «guarda-sonno», per impedire che Chris si alzasse dal letto...".

Chrstina continua il suo racconto, svelando così, nelle pagine seguenti, il vero volto di Joan Crawford, che costringeva i propri figli a rispondere come marionette "Si, Mammina Cara" oppure "Ti vogliamo tanto bene, Mammina Cara" ogni qual volta vi fossero delle telecamere pronte a riprendere il momento. Agli occhi della Stampa, dei Media e della Hollywood splendente, la Crawford appariva come una Santa, sempre preoccupata per i figli che aveva adottato. Quando fu considerata "Veleno" per il botteghino, Joan ebbe una crisi di nervi e andò a sfogare la sua frustrazione, sul roseto preferito della figlioletta: "...la mamma era armata di un grosso paio di cesoie con cui stava sistematicamente tagliando le piante alla radice... quelle bellissime rose venivano calpestate...ero inorridita...stavo per dire qualcosa ma la nurse fu svelta a mettermi una mano in bocca. Poi si raddrizzò, preparandosi ad attaccare il cespuglio accanto, e mi vide...la sua espressione era quella di una pazza...sarebbe stato inutile cercare di distoglierla da quella smania di distruzione." Quando poi Christina fu chiusa in un collegio a causa di un altro scontro feroce con la "dolce" mammina, continuò la sua battaglia per la sopravvivenza. "...non m'importava più di nulla. Volevo morire...avevo perso ogni volontà di pensare...mi lasciavo andare nella quieta nebbia fluttuante..."

L'impossibilità di comunicazione tra lei e la madre divenne sempre più pesante e irreparabile. Secondo Christina, i guai seri cominciarono quando "...cominciammo a diventare persone...non era più possibile controllare ogni nostro pensiero, gesto, movimento. Non eravamo più le perfettamente manipolate marionette da obiettivo fotografico, che pigolavano « Mammina Cara, ti voglio tanto bene », al minimo segno della sua capricciosa disapprovazione." "Mammina si sentì ferita. Mammina Cara si addolorò. Mammina cara si arrabbiò quando si accorse che non tutto andava come dove andare nel Paese delle Marionette. I bambini, i « suoi piccoli », si erano ammutinati! Così Mammina Cara decide di dare l'esempio « correggendo » la figlia maggiore...deve punire i bambini cattivi...picchia i bambini cattivi...allontana i bambini cattivi...trova una prigione e li rinchiude per punirli di essere stati davvero troppo malvagi..."

Molto interessante da notare, è una lettera che la Crawford scrisse alla figlia il 20 giugno del 1956:

Cara Christina, grazie per la tua lettera. Sono felice che gli orecchini ti siano piaciuti. La ragione per cui si trovano in due scatolette era che uno doveva essere il regalo per il tuo compleanno, l'altro per il tuo diploma. Scrivi: «mi spiace che tu non sia stata presente alla cerimonia. E' un'esperienza che avremmo dovuto condividere, perché si presenta una sola volta nella vita e non può mai ripetersi». Christina, sapessi quanti momenti avremmo potuto condividere, che non potranno mai ripetersi. Non avrei scritto una lettera simile se avessi capito qualcosa. Ci sono stati anni di momenti che non hai voluto condividere con me — per il tuo bene, e per la tua vita; quindi il tuo sarcasmo mi fa soltanto pena. Se capissi qualcosa del mio lavoro, non ti lasceresti andare a critiche gratuite. Quel giorno sono rimasta sette ore in piedi, a provare vestiti come parte di quel lavoro che mi permette di pagare la tua istruzione. Le bambine e io stiamo bene; grazie per l'interessamento. Questa settimana verranno a casa per un lungo week-end. Non inoltrerò la tua lettera a Christopher, perché lui non ti ha mandato niente, nemmeno un biglietto d'auguri. E non è triste che non fosse presente alla consegna del tuo diploma. Deve guadagnarsi il diritto di uscire e imparare a comportarsi in pubblico prima di andare a una cerimonia simile. Sono certa che capisci perché non voglio che abbia la tua lettera: si chiederebbe di che lo ringrazi. E' così indifferente a tutti che non deve essere ringraziato prima di aver fatto qualcosa ed essere migliorato come essere umano; finché non pensa anche agli altri, tanto per cambiare. Come te...

Questa lettera ci fa molto riflettere, una madre che nega alla propria figlia la possibilità di prendere contatti con il fratello e altri dettagli ancora, diventano tutti pezzi di puzzle da risolvere sulla vita di questa grande attrice, che nel privato era davvero un'altra persona.

Nel 1981, tre anni dopo la pubblicazione del libro, la Crawford "tornò in vita" tramite Faye Dunaway nell'omonimo film, diretto da Frank Perry e interpretato oltre che dalla Dunaway, da Steve Forrest, Diana Scarwid e Howard da Silva (eccellente nella parte di Louis B. Mayer). Non può certo esser definito un capolavoro. Gli spettatori che non abbiano letto ancora il libro di Christina possono apprendervi che la diva, ad onta dell'amore che ostentava in pubblico per figli e nipoti, era in realtà una strega fatta e finita, che sottoponeva la progenie e la maggiore in particolare, a sevizie di ogni genere, sequestrandole i regali di compleanno, rubandole le bambole, imponendole acconciature repellenti, alimentazioni disgustose e tecniche educative da Isola del Diavolo, e per di più fregandole anche le parti in televisione (la Crawford sostituì la figlia nella parte di - Joan - nel serial Tv, Secret Storm nel 1968). Il film non ha ripetuto il successo del libro, e ottenne critiche orribili (l'intero cast fu nominato ai Golden Raspberry Awards, detti anche Razzie Awards, premi per il peggior film dell'anno). "Quanto al merito, dei fatti rievocati da Christina, pochissimi sono stati pronti a mettervi, la mano sul fuoco. Che la nostra diva non fosse, nella vita privata e professionale, un angelo di dolcezza è sempre stato noto. Ma l'esperienza, d'altra parte, ci ha da tempo insegnato a fare la tara ad ogni rivelazione di vizi privati di divi o altri personaggi pubblici. In attesa di nuovi elementi, una prudente sospensione del giudizio sembra di assoluto rigore" (tratto da "Dopo le esequie" di Carlo Oliva).

Restando in tema di Madri/figli con problemi da risolvere e contrasti in vita e in morte, la Crawford non fu la sola ad avere scheletri nell'armadio. Sono passati venti anni dall’uscita del libro “My Mother’s Keeper” e del suo sequel, “Narrow is the way” eppure la figlia naturale di Bette Davis, B.D. Hyman torna a farsi sentire. Più agguerrita che mai e con un libro prossimo all’uscita, la velenosa signora Hyman non risparmia nessuno e in un’intervista rilasciata per il magazine “Hook” ricorda la madre con lo stesso fervore di un tempo. E non solo, dopo venti anni si è trasformata in una “Tele evangelista” radicale i cui modi, fanno invidia anche ai coniugi Chuck e Nora. Ingrassata oltre la misura, la ormai non più giovane Hyman racconta ai lettori le sue disavventure e il suo odio per la madre che a quanto sembra, era davvero una “aguzzina” (Mah!).

Durante la lunga intervista, B.D. rievoca, quindi, il suo passato, la fase di transizione, la fede spinta verso il bene “unico e supremo” e il suo unico credo verso “the blood of Jesus” (il sangue di Gesù). Non possiamo biasimare che si sia trasformata in una specie di “Santa” convertita e che abbia intrapreso il cammino della purificazione e della redenzione, avendo avuto una madre così. Ma la domanda che sia il fratello minore sia i lettori si pongono è la seguente: ma sono andate davvero in questo modo le cose? Non è forse vero che B.D. sperava che con l’uscita di My Mother’s keeper, la madre (dopo la mastectomia e l’infarto) avesse il colpo di grazia e “ci restasse secca”? Non è forse vero che la dolce figliola cercò di emulare l’operato, fatto anni prima da Christina Crawford, con il libro “Mommie Dearest”, sputando sentenze velenose sulla madre paralizzata in un letto d’ospedale?

Il gioco del destino fu davvero “comico” e la Davis superò sia il tumore sia l’infarto e tornò a lavorare e soprattutto, scrisse una biografia che smentiva le ingiurie e cattiverie della sua non - più - figlia. Con il libro “This’n That” (Questo, non è Quello cara Hyman!) la grande Bette si racconta come non aveva mai fatto prima, parla del ricovero all’ospedale, del tumore, dell’infarto e del rapporto con figli e nipoti. Chiude il suo libro con una lettera aperta alla figlia screditandola e mandandola al diavolo.

E noi, ammiratori entusiasti possiamo solo abbassare la testa e inchinarci alla suprema Bette, mandando al rogo la “Santa” Barbara Davis Hyman che non per bontà non per affetto ma per invidia e cattiveria è finita sulla via di Sodoma e Gomorra...e noi, lì, la lasciamo con un macigno legato al collo a portare il pesante peso della menzogna...