I raptus segreti di una diva

Prendendo spunto da un non conosciutissimo film di Curtis Harrigton, “I raptus segreti di Helen” (What's the matter with Helen?, 1971) andiamo ad approfondire il confronto tra queste due eccezionali icone del cinema americano. Le due attrici hanno dimostrato d'essere rivali sin dai primi anni trenta. Tutto è incominciato quando l'una, gelosa del successo dell'altra, incominciò una vera guerra propagandistica contro l'acerrima nemica, che si concluse solo dopo la morte della Crawford avvenuta nel '77.

La Divina Bette Davis ha sempre dichiarato di essere una vera attrice e che, al contrario, Joan era una macchina che il Business aveva creato dal nulla a simbolo di una generazione che stava cambiando. Joan Crawford aveva effettivamente la metà del talento espressivo di Bette ma a differenza della sua odiata collega, lei possedeva quel fascino languido e allo stesso tempo impenetrabile che mandava gli uomini dell'epoca letteralmente in delirio.

Ciò che soprattutto teneva lontane queste due donne era la testardaggine. Entrambe, infatti, erano contrarie a lavorare insieme (anche se desideravano fortemente confrontarsi) e più il tempo passava e più il “muro d'ombra” che le teneva lontane si faceva sempre più spesso. Continuarono, così, a dire cattiverie l'una dell'altra in pubblico e ad interpretare film (ovviamente la Davis ebbe più parti della Crawford, perché era considerata un'attrice di forte temperamento), finché un giorno, in un periodo non proprio roseo per ambedue, un giovane regista, Robert Aldrich cercò in tutti i modi di convincere i produttori della Warner ad accettare Bette Davis e Joan Crawford in un film pieno di nevrosi e dalle tinte forti: “What ever happened to Baby Jane?” (Che fine ha fatto Baby Jane?). Era l'inizio del 1961, ed a Aldrich gli ci vollero parecchi giorni prima di trovare almeno uno dei capi della W.B. disposto a finanziare il film. Nessuno, infatti, voleva rischiare di fare un flop colossale con due attrici attempate e in “decadenza”. Ma il progetto riuscì e il film, la cui sceneggiatura apparteneva a Lukas Heller e il romanzo di Henry Farrell, ottenne un successo mirabile in tutto il mondo e permise alle attrici di avere un ennesimo slancio (se pur breve per una delle due) di carriera.

Il film fu distribuito nel 1962 e ricevette cinque candidature all'Oscar. Nel gennaio del 1963, durante la scelta preliminare per le nomination agli Oscar, la Warner Brothers fece il nome di Bette Davis e Joan Crawford come ‘Miglior Attrice’ per il film Che fine ha fatto Baby Jane?. In febbraio quando le nomination furono rilasciate, solo la Davis ebbe la candidatura (assieme ad Anne Bancroft per “Anna dei Miracoli”, Geraldine Page per “La dolce ala della giovinezza”, e Lee Remick per “I giorni del vino e delle rose”).

Quando le fu chiesto di rilasciare un commento per la sua sconfitta, la Crawford disse, “Ma ho sempre saputo che Bette sarebbe stata scelta, e spero e prego affinché lei vinca”. “Questa è una sporca bugia!” disse Bette. “Quando Miss Crawford non fu nominata, si prenotò immediatamente per la serata degli Oscar per presentare il premio per il ‘Miglior Regista’. Dopodiché volò a New York e deliberatamente fece una campagna pubblicitaria contro di me. Disse alla gente di non votare per me. Chiamò anche le altre candidate e disse loro che avrebbe accettato la loro statuetta se non fossero state presenti alla cerimonia.” Dorothy Kilgallen riportò che Anne Bancroft, che stava recitando a Broadway, “Madre Coraggio”, aveva chiesto a Patty Duke di accettare il premio per lei. “Ma Patty è ancora troppo giovane per la serata, e non le sarà permesso di accettarlo per la Bancroft. Cosicché Joan Crawford farà gli onori se dovesse vincere,” disse la Kilgallen. “Ho ricevuto una deliziosa lettera di congratulazioni da parte della signora Crawford,” disse la nominata Geraldine Page. “E poi lei mi ha chiamata. Ero rimasta senza parola, molto emozionata nel parlare con lei. Per me lei era un modello di Attrice. Ho sempre amato i suoi film. Infatti, il personaggio che ho interpretato in La Dolce Ala della Giovinezza, era basato in parte su Joan Crawford. Questo è ciò che ho sentito. Nel film ho anche usato alcune cose che ammiravo di lei e di Bette Davis. Quando scendevo giù dalle scale durante la ripresa di una scena - avevo visto Bette farlo in uno dei suoi film. E più tardi quando mi ritrovo a teatro a vedere quella scena, ho pulito i miei occhiali per guardare la mia immagine sullo schermo. Avevo visto Joan Crawford fare lo stesso in una fotografia su uno di quei vecchi giornali di cinema. Crescendo, divenni una grande fan di queste grandi Star. Mentre ero ancora una ragazzina, vidi quasi tutti i loro film. Ma quando Miss Crawford mi ha chiamata, non le ho detto nulla di tutto questo, ero senza fiato. Tutto quello che riuscivo a dire era, – Si, Miss Crawford. No, Miss Crawford –. Quando lei mi disse che avrebbe accettato l’Oscar per me se lo avessi vinto, le dissi di sì. Alla fine ero anche sollevata. Nel senso che non sarei dovuta andare fino in California o cercare un nuovo vestito da indossare per la cerimonia. Ero felice ed onorata che Joan Crawford facesse tutto questo solo per me.”

Durante il pomeriggio dell’otto Aprile, la trentacinquesima annuale degli Academy Awards si tenne al Civic Auditorium di Santa Monica. Per tutto il giorno, la Crawford si preparò per la sua veloce e particolare apparizione. La sua gonna color argento era stata creata da Edith Head. I suoi gioielli per la sua cintura, orecchini, e collo, erano stati presi da Van Cleef e Arpels. I suoi capelli, che erano stati lavati e preparati da Peggy Shannon, furono ricoperti di una polvere d'argento per riflettere al meglio la luce. Nella sua nuova casa in stile Coloniale sulla Stone Canyon di Bel Air, anche Bette Davis si stava preparando per il grande evento. Il suo vestito era stato fatto da Edith Head. Il suo viso era stato ringiovanito con un mini lifting fatto dall’esperto, Gene Hibbs e per coprire il tutto era stata usata una parrucca.

Prima di lasciare l’appartamento, Bette: “ho avuto una lunga conversazione con i miei due tanto sudati Oscar e ho promesso loro che tornerò a casa con un fratellino”. Questo è ciò di cui la Davis era convinta. “Ero convinta che l'avrei vinto, e così tutti quelli in città.” Scortata da Cesar Romero, la Crawford fu la prima ad arrivare al Civic Auditorium e “prese un po’ di tempo per dedicarsi ai suoi FANS, rilasciando autografi per alcune persone che avevano blocchetti.” Quando le fu chiesto da un TV Reporter chi avesse votato per la categoria “Miglior Attrice protagonista”, Joan rispose diretta, “La Vincitrice!”

Bette arrivò con la figlia B.D., con il figlio Micheal, e Olivia De Havilland, che disse alla giornalista Amy Archerd di esser giunta da Parigi per un evento così importante. “Bette deve vincere. Lei è la più grande e l'industria cinematografia dovrebbe premiarla”, disse Olivia. “Sì, Voglio quell'Oscar”, la Davis disse all’Archerd. “Devo essere la prima a vincerne tre.”

Dietro le quinte, dentro il camerino principale, Joan aveva fatto posizionare un mini frigo con le bibite della Pepsi Cola, Bourbon, Scotch, Vodka, gin, champagne — “e anche quattro tipi diversi di formaggio e altro ancora.”. Aveva fatto installare anche un grande Maxi Schermo, cosicché i suoi ospiti potessero guardare lo show comodamente. “Guarda quell'Eddie Fisher, sta dando tutti quegli angoli alla nuova entrata, Anne-Margret”, disse Joan. “E' uno che ci sa fare con le donne.”

Al piano di sotto, nel camerino di Frank Sinatra, Bette era seduta tenendo le mani di Olivia De Havilland. Mentre la lista delle ultime cinque candidate veniva fatta, sia la Crawford che la Davis assieme ad Olivia, si spostarono dalle quinte alle tende. Joan era radiosa e per mostrarle ammirazione, Bette Davis andò dietro di lei e la baciò dietro al collo. “Grazie, cara”, sospirò la Crawford. “E' la cosa più carina che un essere umano potesse fare”, la Crawford raccontò al giornalista Len Baxter, “Così gentile da parte sua, fui davvero toccata. Ho davvero creduto che fossimo amiche.” “Questo NON è mai accaduto”, disse la Davis quando le furono riportate le parole della rivale.

Per uno strano caso del destino, Joan andò sul palco per presentare il premio come “miglior regista”, a David Lean, per “Lawrence d'Arabia”. Quando Joan e Lean uscirono a braccetto, Bette entrò sul palco per presentare il premio per la “Miglior Sceneggiatura Originale”. Dopo aver tentato di pronunciare correttamente i nomi stranieri, strappò la busta aperta e disse che i vincitori erano “Quei tre difficili nomi italiani, per Divorzio all'Italiana.”

Poi, arrivò il grande momento — la categoria della Miglior Attrice. La Contendente Bette Davis e la Ricevente Surrogata, Joan Crawford erano dietro le ali della tenda rossa, a tre passi di distanza l'una dall'altra, con la sigaretta accesa. Mentre Maximilian Schell si trovava sul palco, leggendo i nomi delle cinque candidate, Bette afferrò il braccio di Olivia De Havilland. Aprendo la busta, Schell fece una pausa, poi annunciò: “La Vincitrice... Anne Bancroft per Anna dei Miracoli.”

“Caddi a terra quasi morta, quando sentii il nome della Bancroft”, disse la Davis. “Ero paralizzata dallo shock.” “Joan si alzò improvvisamente come una statua di marmo,” disse il direttore TV Richard Dunlap, “Gambe tese, collo alto, testa fiera. Gettò subito la sigaretta, afferrò la mano di un membro del cast che disse successivamente, – mi ha quasi rotto tutte le dita con la sua stretta. – Poi con un agghiacciante scusami a Bette Davis, la oltrepassò e si avvicinò con passo solenne verso il palco alla vecchia maniera Crawford.” “Bette gettò la sua sigaretta e sembrava avesse smesso di respirare,” disse Dunlap. “Aveva perso il premio. Joan era la fuori — improvvisamente era diventata la sua serata.”

“Avrei dovuto vincere”", disse la Davis. “Non c'era dubbio alcuno che non avrei vinto. E Joan che mi ha superato deliberatamente? Stava facendo troppa scena. Era come se lei fosse la vincitrice. Il suo comportamento fu deplorevole”. “Essere sleale non mi è mai entrato in testa!”, disse la Crawford. “Se Geraldine Page avesse vinto, sarei stata felice per lei. Lavoro per l'industria, non per l'individuo.”

“Il Trionfo della serata”, disse il Time, descrivendo Joan mentre posava per i fotografi dietro le quinte con gli altri vincitori. “Lei baciò Gregoy Peck, Patty Duke e Edd Begley. Avrebbe baciato chiunque quella sera, persino l'usciere, se questo le avrebbe permesso di ottenere altri scatti pubblicitari”, disse Sidney Skolsky. Nel suo articolo del giorno dopo, Hedda Hopper riassunse così l'evento. “Ero così dispiaciuta per Bette, ma quando c'è da fare qualcosa o rubare una scena, nessuno può superare Joan Crawford.”

Poiché il film che avevano fatto insieme aveva raggiunto un gran successo di critica, al regista Bob Aldrich fu permesso di fare una sorta di “seguito” del film che prevedeva nuovamente l'accoppiata Crawford-Davis. Il film in questione è “Hush… hush… Sweet Charlotte” (Piano…piano…dolce Carlotta) e le riprese iniziarono nel gennaio del 1964. Nel film le parti questa volta sono diverse: ora è Joan ad interpretare il ruolo di carnefice e Bette, quello di vittima. Joan, infatti, interpreta la parte della cugina Miriam che torna nella città natale per sconvolgere la mente della cugina Carlotta Hollis (Bette). Ci furono delle voci su un disaccordo tra le due protagoniste e alla fine la Crawford fu costretta a dichiararsi malata. La Davis per vendicarsi dell'affronto subito la notte dell'Oscar dichiarò alla stampa la vera età di Joan: 61, e da ciò nacque la rottura definitiva tra le due dive. Il film “Piano, piano, dolce Carlotta” fu terminato da una vecchia amica della Davis, Olivia De Havilland che nella parte di Miriam fu perfetta.

I raptus segreti di una diva